Come fare con i “parlatori tardivi”.
Mi sento frustrata quando sento altri professionisti dire:
Il bambino non parla perché è testardo o pigro.
La verità è che quando i bambini possono parlare, parlano.
Una volta che hanno capito come farlo ci sono questi passaggi:
- cognitivamente capiscono il linguaggio
- neurologicamente possono pianificare e inviare il messaggio che vogliono trasmettere
- fisiologicamente eseguono i processi che sono fisicamente necessari per produrre il suono
- imparano a parlare.
Talvolta si pensa che poiché un bambino dice delle parole, può dire qualsiasi parola e quindi quando non le dicono sono “pigri”.
I bambini di 2 o 3 anni non sono ancora in grado di fare dei ragionamenti cognitivi complessi. Alcuni genitori preferirebbero un bambino “monello” piuttosto che con un “ritardo”.
Quali potrebbero essere i problemi?
- Ricordiamoci che i bambini che non parlano non scelgono di non farlo. Se potessero parlare, lo farebbero a casa. Se soffrono di ansie e non riescono a comunicare fuori di casa allora si tratta di mutismo selettivo e potete leggere vari articoli in merito nel mio blog.
- Quando un bambino usa sempre la stessa parola al posto di usarne di nuove, il problema potrebbe essere una pianificazione motoria (disprassia). Il bambino cerca di dire quella parola, ma non arriva a formularla e quindi si crea una serie di “suoni” che utilizza in tutte le situazioni. Non riesce a dire la nuova parola, perchè non riesce a programmarla esattamente com’è e di conseguenza lo dirà in modo “contorto” oppure solo tate vocali.
- Il problema potrebbe cognitivo. Il bambino non capisce molte parole, quindi si “aggrappa” alla parola o alle parole che può dire e le usa ripetutamente invece di dire nuove parole. Insegnategli/le a capire le parole nuove (potere della ripetizione) e inizierà a dire anche quelle.
- Potrebbe avere la diagnosi di autismo o disturbi dello spettro autistico. Di conseguenza una parola in particolare può essere piacevole da dire, quindi dice ripetutamente la stessa parola. Oppure un bambino potrebbe canticchiare senza sosta. Oppure ripetere le parole in continuazione, subito dopo che le ha sentite, ma questo è legato all’ecolalia, piuttosto che allo “scegliere” di non dire altre parole.
Nella mia carriera di logopedista so che ci sono varie situazioni. Non importa la causa, ma il punto fondamentale è questo:
Bisogna fare una distinzione tra il potere e il volere, io che ho un approccio ambientale e supporto le famiglie nel loro cammino, noto dei cambiamenti incredibili quando si creano le situazioni giuste, si riducono le domande che si fanno e si commenta tutto quello che si vede.
Non bisogna viverla come sfida, ma come un camminare in un modo più lento, più accorto.
Non concentriamoci su quello che il bambino non sa fare, dobbiamo vederlo come, “non lo sa ancora fare“, cerchiamo di aiutarlo e troviamo strategie che funzionano.
Oppure potete spingere, spingere e spingere usando la VOSTRA metodologia che diventa poi una una lotta di potere. Nessuno vince questo tipo di battaglie.
Quando lavoro con i bambini con un ritardo del linguaggio, i giochi sono super divertenti in modo che VOGLIANO partecipare e in realtà, li rendo così irresistibili, che non possono fare a meno di giocare con me. Durante la mia sessione modello, modello, modello un sacco di suoni e parole esclamative come suoni animali e parole divertenti come “Wow!” E “Whee!” E “Uh oh.”
Quando un bambino è pronto, inizia a copiare e dice una tonnellate di parole senza che noi creiamo troppa pressione per “esibirsi”.
Quando un bambino ha varie paroline, offro una varietà di scelte per motivare gli oggetti (come le loro cose preferite da mangiare, giochi o altro) in modo che siano in qualche modo obbligati a rispondere per ottenere ciò che realmente vogliono, creando una situazione comunicativa.
Prima di andare avanti con qualsiasi gioco o idee nuove, insegno sempre ai bimbi vari modi di comunicare, sia che si tratti di semplici gesti, segni o immagini.
Quando abbiamo a che fare con bambini “parlatori tardivi” e’ importante cambiare la nostra mentalità, le nostre attitudini, perché queste strategie possono fare la differenza con un bambino che sembra non voler parlare.
Iscrivetevi al mio corso online sulle basi del linguaggio.
D.ssa Anna Biavati
Logopedista Pediatrica specializzata in ritardi del linguaggio, fonologia, mutismo selettivo e bilinguismo
4 commenti su Come fare con i “parlatori tardivi”.
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